Television

» Un altro post su Breaking Bad (poi basta) 

Ho appena letto un articolo imperdibile di Luotto Preminger su Breaking Bad, anche meglio di molta roba già raccolta qui:

Breaking Bad è il prodotto epocale che è – e ha l’effetto devastante che ha inaspettatamente avuto – per due motivi: primo, perché è una figata clamorosa. Nel senso più giovanilista e onnicomprensivo del termine. [...] È forse, tra tutta la roba che ho visto in tv o su uno schermo, uno dei più devastanti ottovolanti di emozioni su cui mi abbiano mai portato in giro. [Il secondo motivo della sua grandezza è] il suo rimanere saldamente, drammaticamente ancorato a un realismo psicologico senza compromessi; e questo è tutto merito dell’incredibile lavoro di scrittura nella creazione dei personaggi principali.

Interessanti le riflessioni su Felina. Inoltre il post contiene, a mio avviso, la parola definitiva sull’altro finale della serie:

Due settimane prima, però, sulla nostra testa di ingenui spettatori si era abbattuto Ozymandias, il terzultimo episodio della serie. E anche quello era stato un finale. Disperazione nera, barba infradiciata di pianto e un bel cazzo di niente da applaudire: Ozymandias era la fine della presunzione d’innocenza di noi spettatori. Eravamo stati tutti complici di Walt, e tutti ne pagavamo le conseguenze. [...] Ozymandias è la conclusione, la destinazione finale, del processo d’identificazione con l’antieroe. [...] In quel momento, nel suo concretizzare lucidamente tutte le nostre paure, nel suo negarci con vera cattiveria anche l’ultimo degli “andrà tutto bene” a cui avevamo tentato di appigliarci di puntata in puntata, Breaking Bad si era rivelato una trappola mortale, lo schiaffo nichilista di più vasta portata mai concepito ai danni di una platea televisiva.

3 ottobre

» La scala da 1 a Walter White 

Ritengo errate alcune conclusioni del lungo post di Francesco Pacifico sul finale di Breaking Bad — la redenzione di Walter White è una redenzione "virtuale", non concreta — ma ho apprezzato molto alcuni passaggi, tra cui questo:

L’esistenza di Walter White mi permette, guardando una storia americana contemporanea che non lo riguarda, di capire quello che sta succedendo e di valutarlo in una scala da 1 a WW. Prima di Walter White, il diventare cattivi era descritto come un raptus o come una conseguenza dell’amarezza. Sei anni di metodica ricostruzione dei processi mentali di un frustrato ci consegnano invece un modello per raccontare le conseguenze più profonde della frustrazione e della paura della morte.

3 ottobre

Cose da leggere (e ascoltare, e guardare) sul finale di Breaking Bad

Nei giorni scorsi ho pubblicato su Twitter link e citazioni di molte letture sul finale di una delle serie che mi hanno appassionato, provocato, sfidato ed emozionato maggiormente negli ultimi anni, Breaking Bad. Qualcuno ha apprezzato molto queste condivisioni, ma qualcosa può essersi persa per strada, così ho deciso di raggruppare qui tutto quello che ha destato il mio interesse, escludendo i post più banali e integrando ciò che avevo mancato di condividere.

Consiglio, prima di proseguire, di leggere i commenti dei lettori di Vulture all’episodio, di recuperare l’intervento del cast della serie da Conan e di ascoltare almeno le ultime puntate del podcast ufficialeContinua la lettura.

Una teoria sul finale di Breaking Bad

Emily Nussbaum, che ho cominciato a seguire purtroppo solo recentemente, non ha apprezzato particolarmente il finale di Breaking Bad (a differenza del sottoscritto). A prescindere da questo fatto, nel suo articolo The closure-happy “Breaking Bad” finale, la Nussbaum avanza una teoria un po’ folle e un po’ geniale sul finale della serie di Vince “Farò-il-contrario-di-quello-che-vi-aspettate” Gilligan.

La teoria, in sintesi, è che ciò che vediamo sia una fantasia di un Walter White morente, e che l’episodio, quindi, sia stato in un certo senso ‘scritto’ da lui. Ecco un estratto del suo post:

I mean, wouldn’t this finale have made far more sense had the episode ended on a shot of Walter White dead, frozen to death, behind the wheel of a car he couldn’t start?

.. Continua la lettura.

Non affezionarti alle carte

Nell’articolo How a ‘New Girl’ script gets made: From outline to final cut on ‘TinFinity’, in riferimento ad una battuta molto divertente pensata in fase di scrittura, l’autore Alan Sepinwall1 scrive:

The line, like so many that are a big hit in a sitcom writers room, will not survive to the final version, in part because the story changes to leave no place to put it.

Questo breve paragrafo mi ha fatto venire un mente un principio pokeristico molto importante: non bisogna affezionarsi alle carte. Capita di avere delle belle carte in mano, e continuare a vedere le puntate degli altri pur di non foldarle, anche se sappiamo bene che non ci porteranno da nessuna parte… Continua la lettura.

» ‘Useful information about screenwriting’ 

Se scrivete sceneggiature, o vorreste scriverle prima o poi, il blog di John August (sceneggiature di Frankenweenie, La Fabbrica di Cioccolato, Big Fish) è un’autentica miniera da esplorare (usando il campo di ricerca o questa pagina).

Anche il podcast è notevole, oltre ad essere estremamente piacevole da ascoltare (anche grazie a Craig Mazin).

15 febbraio

Contrasto e altri dettagli nelle serie TV

Qualche giorno fa, guardando l’ennesima puntata di una serie TV americana, mi sono reso conto di un fenomeno sottile ma onnipresente: anche quando la fotografia e la color di queste serie è di alto livello, spesso il tutto viene appiattito a livello cromatico, come quando imposto il Technicolor Cinestyle sulla mia 600D. La cosa mi ha dato così fastidio che in un caso ho persino regolato la gamma del mio player (Movist) per avere un’immagine più corposa (nell’immagine sotto, estratta da The Following, l’effetto è volutamente esagerato).

gamma adjust

Ho continuato a chiedermi, comunque, come mai l’ottima fotografia di certi show è compromessa nella post-produzione in questo modo… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 9 febbraio in Filmmaking, Television

Il problema è l’italiano

Per anni mi sono chiesto cosa c’è che non va negli attori italiani. Su 100 performance attoriali che vedo, 5 mi convincono davvero. Inoltre anche quelle decenti, spesso fanno comunque trapelare il fatto che ci troviamo di fronte ad un attore italiano. Non sappiamo recitare, allora? Non proprio. Penso agli attori italiani che recitano nei film americani: mi danno un’impressione in qualche modo diversa (sì, ok, potrebbe essere una suggestione). A questo discorso ne ho connesso un altro: io ascolto podcast americani e podcast italiani, e i primi mi sembrano sempre decisamente più spontanei – come se gli host stessero “recitando bene” – rispetto a quelli nostrani, decisamente più impacciati… Continua la lettura.

Cinema vs. Serie TV

Questo pezzo di Anna Momigliano su Rivista Studio offre interessanti spunti di riflessione sull’importanza della trama sul grande schermo come sul piccolo. Ho qualche problema con queste osservazioni:

Fare un film bello e senza trama si può, ma provate voi a fare una serie televisiva senza trama [...] le serie vere, come Big Love, Mad Men o i Soprano [...] traggono la loro forza principale dall’arco narrativo.

Non mi sembra affatto che una serie come Mad Men tragga forza dall’arco narrativo, e per capirlo basta fare il confronto con la serie “parallela” (come trasmissione) Breaking Bad. La prima,
più che altro, è un esempio di come la serialità televisiva permetta, attraverso la sua estensione, di elaborare i personaggi e le relazioni tra di essi come 2 o 3 ore di cinema non possono sperare di fare… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 30 gennaio in Film, Pensieri, Television

Le serie del 2012

Qui ci sono i 10 show, i 10 episodi, e gli 11 personaggi della TV USA del 2012 secondo Sonny e qui ci sono le 12 serie del 2012 secondo Giovanni Di Giamberardino. Date un’occhiata anche alle migliori battute sempre del 2012… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 28 dicembre in Links, Television

Lasciatemi guardare la televisione

Paola Brembilla:

Da qualche tempo, Miso ha aggiunto due funzioni a quella basilare del sito: i SideShow e Quips. I primi sono dei veri e propri “show collaterali” creati dagli utenti. Facendoli partire durante la visione di un episodio, è possibile avere informazioni aggiuntive minuto per minuto (dove ho già visto quell’attore? Me lo dicono loro), partecipare a sondaggi, scoprire il making of di una scena.

Su questo argomento mi sono già espresso in passato; non voglio fare l’antiquato, ma sono ancora convinto che la conseguenza più rilevante di questo tipo di strategia sia quella di far distrarre il pubblico, quel pubblico che bisognerebbe far immergere nella narrazione… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 11 dicembre in Pensieri, Television

» Breaking Bad: ‘A giant experiment measuring pain and pressure’ 

Ho recuperato questo pezzo di Mo Ryan su Breaking Bad e mi ha colpito la sua prospettiva sulla serie:

There’s a coolness to this show; even as it depicts their suffering, the show keeps these people at arms’ length. We’re observing them; they are like ants in an ant farm. How much pressure can they take? What level of intensity will bring out their murderous sides? What will break them and make them go bad? Perhaps it’s appropriate that a show about a former chemistry teacher is like a giant experiment measuring pain and pressure.

6 dicembre

» Un podcast per veri appassionati di serie TV 

Oggi ho ascoltato per la prima volta il podcast Talking TV With Ryan and Ryan con Mo Ryan (che ho scoperto grazie a questo post sul mid-season finale di The Walking Dead) e Ryan McGee. I due parlano di televisione (ma va?) e ogni parola che dicono trasuda grandissima padronanza dell’argomento. È un podcast molto piacevole da ascoltare e lo consiglio soprattutto agli appassionati della serialità americana.

In particolare ho apprezzato questo episodio nel quale hanno avuto come ospite Alan Sepinwall, autore di The Revolution Was Televised (vi ricordate la cosa su Lost che ho scritto a fine novembre?).

Ai fan come me di Louie consiglio vivamente l’ascolto di questa puntata dal minuto 46.

Trovate il podcast anche in Instacast e client simili.

5 dicembre

Lost: uno sguardo ravvicinato alla genesi della serie

In un esclusivo estratto da The Revolution Was Televised, Alan Sepinwall ci racconta le origini di una serie che non ha bisogno di presentazioni. L’intero frammento è molto interessante in quanto, oltre a descrivere la genesi dello show, ci fa riflettere sulle responsabilità dei suoi autori (in particolare Lindelof) e la pressione a cui erano sottoposti.

Nearly every creative decision at the start of the show was made under the assumption that it would never succeed.

Lloyd Braun, chairman di ABC Entertainment, ebbe l’illuminazione in vacanza con la famiglia alle Hawaii… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 28 novembre in Television