Pensieri

Pensieri di un morto di fama

Ultimamente mi è capitato di ridere, per non piangere, di una certa parte della blogosfera tecnologica — perdonate l’abominio linguistico — luogo di seghe mentali improbabili e sterili lusinghe reciproche tra blogger e sviluppatori. Non mi metto ad argomentare perché chi sa di cosa sto parlando sa di cosa sto parlando. Comunque, per fare qualche esempio: app scarne e basilari ricevono recensioni e plausi grazie alla fama dello sviluppatore, su update di software da 2€ si scrive per mesi e una recensione di un sistema operativo famoso per la sua intuitività conta decine di migliaia di parole — perché sempre più spesso quantità e qualità vengono confuse… Continua la lettura.

» L’obiettivo finale è quello di raccontare una storia 

Dalla mia intervista per Mario Palomba su Fuori Corso:

Prima di tutto un invito: non perdete tempo a mettere in piedi un gruppo super-professionale con sito web, video blog su YouTube o chissà cos’altro. Fatevi venire in mente molte idee, e scartatene moltissime. Le buone idee si rivelano a noi perché rimbalzano nella nostra testa anche quando abbiamo altro a cui pensare, cioè quasi sempre. Le riconosciamo perché ci inseguono, ci perseguitano a volte. Le idee sono tutto, fare video perché è una cosa “cool” e lo fanno anche gli altri non serve a nulla. Non fatelo per le visualizzazioni, per i soldi, per i “Mi piace”. Fatelo perché vi piace farlo, sapete farlo (o almeno state imparando) e avete qualcosa da dire. Non scordatevi mai che l’obiettivo finale di un video deve essere quello di raccontare una storia, grande o piccola che sia. Pensate a quello che volete raccontare, e come volete raccontarlo, in ogni fase del lavoro. Tutto il resto è secondario.

21 ottobre

» Fai le cose a modo tuo 

Diego ha scritto una cosa interessante su come/perché ci inventiamo scuse per non “migliorare” (perdonate la sintesi eccessiva) e sul fatto che non si può eccellere in ogni cosa, e di come questo non sia un problema, anzi.

Se dovessi prendermela per ogni cosa che non faccio e che un altro fa bene sarei messo male. [...] Non si può essere al 100% in tutto, io faccio cose bene che altri non fanno, altri fanno cose bene che io non faccio (bastardi).

Aggiungo soltanto una cosa: una volta diventati bravi a fare qualcosa, capita comunque di guardare quella stessa cosa fatta da uno dei propri idoli (o magari una persona che seguiamo) e pensare “dannazione, io non riuscirei a farla COSÌ”.

È normale, ed è assolutamente vero, ma attenzione: non perché non siamo all’altezza, ma perché siamo esseri umani unici e irripetibili, e quella cosa la faremmo a modo nostro, e forse è di questo che dovremmo preoccuparci prima di tutto: di fare le cose a modo nostro.

16 ottobre

» Una cella su misura 

Jacopo Ranzani:

Ci sono volte in cui fa schifo avere venti-e-qualcosa anni. Spesso è come essere al volante di una Ferrari su una strada con il limite a 20km/h, ma i cartelli non riesci a capire chi è ad averli messi; può darsi anche siano solo nella tua testa, può essere che non siano reali. Intanto il motore si ingolfa.

Sei schiavo di concetti che non ti appartengono, ma che finisci per cucirti addosso, spinto da pressioni esterne troppo sottili per essere razionalizzate. Quando sei un bambino e ti cadono a terra le patatine, subito le raccogli e le mangi comunque; quando cresci, invece, inizi a notare lo sporco annidato sulla superficie croccante e le butti via. Allo stesso modo, lentamente, inizi a precluderti tutta una serie di azioni in nome del “buon senso” — o di chissà quale altra stronzata — e costruisci, paletto dopo paletto, una cella su misura.

6 ottobre

Scrivere su Medium

Non vi spiegherò cos’è Medium perché, tra gli altri, l’hanno già fatto molto bene Teehan e Lax in The making of Medium.com. Mi limito a dire ai più pigri che si tratta di una piattaforma di publishing che, per ora, è possibile utilizzare solamente su invito. Comunque, due parole sull’esperienza di scrittura, dopo essere stato inspiegabilmente invitato a scrivere sulla piattaforma e aver pubblicato il mio primo post Letter from a dead nerd, le voglio dire.

La differenza che salta subito all’occhio è la mancanza di una netta distinzione tra modalità di scrittura e lettura. È come quando si utilizza una vecchia macchina per scrivere, e le parole che prendono forma sul foglio di carta si mostrano già nella loro forma ‘compiuta’… Continua la lettura.

Ci sono troppi film – e blog, e app, e podcast…

Marshall Fine in Too damn many movies:

There are just too damn many movies. And not nearly enough good ones.

Yet the combination of inexpensive hi-def cameras, editing software that can be used on a home computer and, in particular, the Internet have created a democratization that means anyone can make a movie.

The problem is this: Not everyone should.

The people who champion these various endeavors will tell you that it allows the ordinary person to bypass the so-called gatekeepers and bring their work to the world at large.

At this point, however, it feels like we need more gatekeepers – and fewer gates.

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Leggi il post di pubblicato il 22 marzo in Pensieri

Una dose di pace interiore

Oggi, con un atto di generosità senza precedenti1, voglio condividere con voi assidui lettori del mio piccolo blog alcune letture relative alla “pace interiore”. Il motivo è che sono in un periodo che considero molto fortunato in quanto ho compreso e fatto miei alcuni concetti semplici ma fondamentali: per esempio che «la vita non è triste né felice, la vita è»2; che è molto meglio cercare la pace che la felicità; che la pace stessa si trova non tanto nell’assenza e nell’allontanamento dalla realtà, come alcuni purtroppo ritengono, quanto al contrario nella presenza piena e consapevole nel mondo; che la sospensione del giudizio di sé stessi e della realtà non solo è possibile ma è necessario; che il momento presente è ciò che conta davvero e che l’ansia è generata dalla tensione, che non è altro che il nostro continuo tendere a qualcosaContinua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 5 marzo in Pensieri

Educazione Siberiana

Che la storia di Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores non sia così vera come il romanzo ‘autobiografico’ di Lilin Nicolai vuole far credere sembra assodato. Io questo non lo sapevo mentre entravo in sala con uno zaino pieno di aspettative e gli occhi ancora confortati dal trailer e dalla locandina, quindi non partivo con un pregiudizio negativo, anzi. Ma non è la storia il problema di questo film. I problemi sono altri. Certamente non mi ha aiutato il fatto che mi aspettassi una specie di La promessa dell’assassino, visto che questo film è l’esatto opposto. Vi invito a non prendere questi pensieri disordinati troppo seriamente, non sono un critico cinematografico ma solamente uno spettatore deluso… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 2 marzo in Film, Pensieri

Twitter fa schifo, tutti su App.net!

Dopo una pausa troppo lunga dall’ultimo post voglio scrivere qualche riga su App.net. Le ragioni sono diverse: la prima è, chiaramente, aumentare le visualizzazioni del blog visto che stavano scendendo un po’ troppo; in secondo luogo, l’argomento è di nicchia quindi il post lo leggeranno poche persone e quelle poche persone lo troveranno interessante (forse); e infine perché sono a lezione[1] e ho voglia di scrivere e in particolare di usare iA Writer per iPhone, che dopo l’ultimo aggiornamento è ancora più bella.

Bene, andando avanti, in questi giorni App.net ha introdotto la possibilità di provare la piattaforma[2] gratuitamente, su invito… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 26 febbraio in Pensieri, Tecnologia

Il problema è l’italiano

Per anni mi sono chiesto cosa c’è che non va negli attori italiani. Su 100 performance attoriali che vedo, 5 mi convincono davvero. Inoltre anche quelle decenti, spesso fanno comunque trapelare il fatto che ci troviamo di fronte ad un attore italiano. Non sappiamo recitare, allora? Non proprio. Penso agli attori italiani che recitano nei film americani: mi danno un’impressione in qualche modo diversa (sì, ok, potrebbe essere una suggestione). A questo discorso ne ho connesso un altro: io ascolto podcast americani e podcast italiani, e i primi mi sembrano sempre decisamente più spontanei – come se gli host stessero “recitando bene” – rispetto a quelli nostrani, decisamente più impacciati… Continua la lettura.

Elevare i fini

Spesso mi sono chiesto come mai, in Italia, facciamo le cose peggio che altrove. Qualcuno storcerà il naso perché facciamo delle gran belle cose, noi italiani, e le abbiamo sempre fatte, anche meglio degli altri. Ma c’è un ambito in particolare che mi ha suggerito che non è sempre così: i cortometraggi e i film indipendenti. Ho visto infatti anche i prodotti più scadenti essere selezionati ai concorsi e persino vincere dei premi, ottenere sovvenzioni e riscuotere successo in rete. Sembra quasi che si apprezzi più l’impegno del prodotto, e questo è un atteggiamento davvero corrosivo. Ho la sensazione che noi mediterranei abbiamo questa tendenza ad essere sempre ‘consolati’ anche quando produciamo schifezze, e questo fatto dovrebbe essere legato alla cosiddetta figura della Grande Madre: concretamente prima e metaforicamente dopo, anche quando creiamo una schifezza qualcuno la apprezzerà e ci dirà che va bene così; noi saremo così legittimati a non migliorare… Continua la lettura.

Cinema vs. Serie TV

Questo pezzo di Anna Momigliano su Rivista Studio offre interessanti spunti di riflessione sull’importanza della trama sul grande schermo come sul piccolo. Ho qualche problema con queste osservazioni:

Fare un film bello e senza trama si può, ma provate voi a fare una serie televisiva senza trama [...] le serie vere, come Big Love, Mad Men o i Soprano [...] traggono la loro forza principale dall’arco narrativo.

Non mi sembra affatto che una serie come Mad Men tragga forza dall’arco narrativo, e per capirlo basta fare il confronto con la serie “parallela” (come trasmissione) Breaking Bad. La prima,
più che altro, è un esempio di come la serialità televisiva permetta, attraverso la sua estensione, di elaborare i personaggi e le relazioni tra di essi come 2 o 3 ore di cinema non possono sperare di fare… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 30 gennaio in Film, Pensieri, Television

Le idee migliori restano

Evernote. Day One. File di testo (solo testo) su DropBox. App meravigliose. Bellissimi taccuini Moleskine. iPad. Quanti modi diversi abbiamo, oggi, per appuntare le idee che ci vengono in mente? Forse troppi.

È vero che le idee sono fragili – coltivarle è un’arte – ma conservarle tutte può in fin dei conti essere controproducente. Si ritrovano ammassate tutte assieme e quelle migliori rischiano di restare soffocate. La nostra mente, invece, opera istintivamente una selezione e le cose migliori, se tutto va bene, perdurano.

Stephen King, ad esempio, non utilizza taccuini. Con semplici ma efficaci parole dice:

The good stuff stays.

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Fermare la pirateria non è così semplice

Diverse persone che seguo hanno retwittato in questi giorni un cinguettio di Kim Dotcom che recita:

How to stop piracy:
1 Create great stuff
2 Make it easy to buy
3 Same day worldwide release
4 Fair price
5 Works on any device

Non l’ho retwittato anch’io – nonostante lo stessi per fare in un primo momento – perché mi è sembrata una semplificazione eccessiva. Esistono contenuti che vengono piratati (che parola oscena) ma rispettano tutti i criteri descritti sopra; un esempio sono le app cross-platform: 1) “great stuff” è soggettivo ma a volte è così, 2) non c’è niente di più facile che scaricare un’app, 3) è raro che l’uscita in certe nazioni sia rimandata, 4) spesso i prezzi oscillano intono ai pochi euro – e non c’è nemmeno bisogno di fare la solita metafora del caffè che costa uguale – e infine 5) un’app cross-platform chiaramente funziona su tutti i dispositivi… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 10 gennaio in Pensieri, Tecnologia

2012 Feelmaking Recap

Lo scorso capodanno dissi a me stesso che il 2012 sarebbe stato un anno di cambiamenti, e 365 giorni dopo posso dire con una punta di orgoglio che avevo ragione. Lo dissi più come speranza che come premonizione, ma ciò che importa è quello che è seguito a quel timido ‘annuncio’. A distanza di un anno mi rendo conto che di cambiamenti ne sono avvenuti tanti. Gli unici davvero rilevanti e duraturi, chiaramente, sono quelli interiori.

In questo post cercherò di ricapitolare quello che ho imparato e capito, soprattutto partendo dai post pubblicati su queste pagine.

Nel 2012 ho imparato a prendermi meno sul serio… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 31 dicembre in Pensieri

Lasciatemi guardare la televisione

Paola Brembilla:

Da qualche tempo, Miso ha aggiunto due funzioni a quella basilare del sito: i SideShow e Quips. I primi sono dei veri e propri “show collaterali” creati dagli utenti. Facendoli partire durante la visione di un episodio, è possibile avere informazioni aggiuntive minuto per minuto (dove ho già visto quell’attore? Me lo dicono loro), partecipare a sondaggi, scoprire il making of di una scena.

Su questo argomento mi sono già espresso in passato; non voglio fare l’antiquato, ma sono ancora convinto che la conseguenza più rilevante di questo tipo di strategia sia quella di far distrarre il pubblico, quel pubblico che bisognerebbe far immergere nella narrazione… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 11 dicembre in Pensieri, Television

» Giudicare il proprio lavoro 

Sarah Peck:

It seems impossible to see the final product without the embedded knowledge of all of the processes that it took to get there. [...] Your audience, users, customers [...] they only know what they saw. What you gave them, in it’s presented (final?) version.

Ognuno di noi, prima o poi, realizza qualcosa – un articolo, una sceneggiatura, un quadro, una composizione musicale – e non riesce, alla fine del lavoro, a riconoscerne il valore reale. Siamo, infatti, i peggiori critici di noi stessi e almeno in parte questo ‘problema’ è dovuto al fatto che non riusciamo ad osservare la nostra opera senza avere in mente il processo che ha portato alla sua realizzazione.

La prossima volta, prima di pensare che il vostro ultimo post, video o qualunque altra cosa faccia schifo, provate a guardarlo con gli occhi di chi non conosce il lavoro che c’è dietro.

1 dicembre

Il metodo di studio

Come accennai su Twitter, stamattina è arrivato il momento di scrivere un articolo sul metodo di studio che mi ha aiutato, ultimamente, ad ottenere negli esami universitari il massimo risultato con il minimo sforzo. E non è forse questo un buon principio guida per la vita in generale? Direi di sì. Ma cosa voglio dire con minimo sforzo? Intendo dire che non mi sono ammazzato di studio; che non avevo il sangue che pulsava negli occhi prima dell’ultimo, difficile, esame orale[1]; che durante il giorno, prima di tale esame, davo ampio spazio alle distrazioni.

Prima di tutto descriverò la tecnica che si è rivelata decisiva e che ha fatto la differenza, quindi accennerò ad altre che si sono rivelate altrettanto utili… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 29 novembre in Pensieri, Tutorials & Tips

Se non è perfetto fa schifo

Mi è capitato di riflettere in passato sul modo in cui un medium come Twitter alimenta la polarizzazione dei giudizi eliminando tutte le sfumature intermedie. La conseguenza tanto estrema quanto frequente è che la discussione finisca – se ha avuto modo di iniziare, si intende – con un asettico «c’è il tasto defollow». È deprimente. Anche quando non si arriva a tanto, la scarsità dei caratteri a disposizione e anche il modo in cui ci rapportiamo a questi strumenti per comunicare, rischia sempre di far sì che si finisca per dire bianco o nero, dimenticandosi della scala di grigi che giace dimenticata nel mezzo… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 22 novembre in Pensieri

Quando lo smartphone saprà come sto

Di tanto in tanto mi capita di pensare al futuro, e credo che faccia molto bene pensarci. Capita di pensare ad un futuro utopico, ma capita anche di immaginarne uno distopico. Certe volte, invece, penso a un futuro che non è né utopico, né distopico. È inevitabile, e in quanto tale non lo giudico, semplicemente lo aspetto.

Quello a cui ho pensato in questi giorni, ma che già tempo fa stuzzicò il mio interesse e la mia immaginazione, è quel futuro in cui i dispositivi di cui oggi vogliamo liberarci perché sono invadenti (qualcuno ha detto iPhone?) potranno comunicare con il nostro corpo… Continua la lettura.

Leggi il post di pubblicato il 15 novembre in Pensieri, Tecnologia