» Un altro post su Breaking Bad (poi basta)
Ho appena letto un articolo imperdibile di Luotto Preminger su Breaking Bad, anche meglio di molta roba già raccolta qui:
Breaking Bad è il prodotto epocale che è – e ha l’effetto devastante che ha inaspettatamente avuto – per due motivi: primo, perché è una figata clamorosa. Nel senso più giovanilista e onnicomprensivo del termine. [...] È forse, tra tutta la roba che ho visto in tv o su uno schermo, uno dei più devastanti ottovolanti di emozioni su cui mi abbiano mai portato in giro. [Il secondo motivo della sua grandezza è] il suo rimanere saldamente, drammaticamente ancorato a un realismo psicologico senza compromessi; e questo è tutto merito dell’incredibile lavoro di scrittura nella creazione dei personaggi principali.
Interessanti le riflessioni su Felina. Inoltre il post contiene, a mio avviso, la parola definitiva sull’altro finale della serie:
Due settimane prima, però, sulla nostra testa di ingenui spettatori si era abbattuto Ozymandias, il terzultimo episodio della serie. E anche quello era stato un finale. Disperazione nera, barba infradiciata di pianto e un bel cazzo di niente da applaudire: Ozymandias era la fine della presunzione d’innocenza di noi spettatori. Eravamo stati tutti complici di Walt, e tutti ne pagavamo le conseguenze. [...] Ozymandias è la conclusione, la destinazione finale, del processo d’identificazione con l’antieroe. [...] In quel momento, nel suo concretizzare lucidamente tutte le nostre paure, nel suo negarci con vera cattiveria anche l’ultimo degli “andrà tutto bene” a cui avevamo tentato di appigliarci di puntata in puntata, Breaking Bad si era rivelato una trappola mortale, lo schiaffo nichilista di più vasta portata mai concepito ai danni di una platea televisiva.