Quando lo smartphone saprà come sto
Di tanto in tanto mi capita di pensare al futuro, e credo che faccia molto bene pensarci. Capita di pensare ad un futuro utopico, ma capita anche di immaginarne uno distopico. Certe volte, invece, penso a un futuro che non è né utopico, né distopico. È inevitabile, e in quanto tale non lo giudico, semplicemente lo aspetto.
Quello a cui ho pensato in questi giorni, ma che già tempo fa stuzzicò il mio interesse e la mia immaginazione, è quel futuro in cui i dispositivi di cui oggi vogliamo liberarci perché sono invadenti (qualcuno ha detto iPhone?) potranno comunicare con il nostro corpo. Li autorizzeremo al primo utilizzo a fare questo e in realtà non avremo alternativa: senza dare quell’Ok renderemmo quegli oggetti magici dei fermacarte molto costosi.
Cosa fa un dispositivo che è connesso al nostro corpo? Sa quando entriamo nel nostro negozio preferito, sa se siamo stati troppo tempo seduti in una posizione scorretta per la schiena, sa quando non abbiamo pagato il biglietto dell’autobus (perché sa che siamo nell’autobus e non rileva un pagamento), sa se stiamo assumendo troppe calorie, se stiamo lavorando troppo e così via. In questo modo, attraverso questa connessione intima, a un certo punto diventiamo noi stessi dei dispositivi. Per i negozi siamo carte di credito che camminano, non pagare il biglietto in autobus significa vedere la multa addebitarsi sul proprio conto automaticamente. Cose così.
In questo senso la mia visione è un sogno distopico, ma una connessione del genere permetterebbe a tali gadget di svegliarci sempre esattamente all’ora giusta (sa che impegni abbiamo, ma sa anche quante ore abbiamo dormito e soprattutto come abbiamo dormito) e rileverebbero infezioni nel sangue e altre malattie, ci avvertirebbero che è in arrivo un brutto mal di testa quindi è meglio non andare al cinema, ci ricorderebbero che stando seduti in quel modo ci verrà il mal di schiena. Un dispositivo che, oltre a sapere dove siamo e cosa stiamo facendo, sa come stiamo apre una serie infinita di possibilità che sono affascinanti e pericolose.
Immaginate se poi i nostri corpi, attraverso queste tecnologie, potessero comunicare tra di loro. Esempio: in un luogo affollato un cuore smette di battere a causa di un infarto; un medico lì vicino sarebbe allertato automaticamente da… Sé stesso. Per non parlare dei processi chimici che è possibile leggere e interpretare per capire se siamo felici, tristi, eccitati, depressi. Magari lo smartphone, dopo accurate ma istantanee rilevazioni, ci suggerirà di andare in vacanza o consiglierà qualche trucchetto per essere felici?
Non è il caso di stare qui a immaginare tutti gli scenari possibili, ma queste tecnologie a un certo punto esisteranno e io non posso fare a meno di pensare alle possibili conseguenze che avranno sulle nostre vite, e ciò mi rende estremamente curioso e marginalmente inquieto.