Mi metto a scrivere in inglese (anzi, no)

Pochi giorni fa, come sicuramente sapete, è avvenuto un fatto tristissimo a Denver, alla prima dell’ultima fatica di Christopher Nolan. Uno squilibrato di nome James Holmes ha fatto una strage sparando in sala, e 12 persone hanno perso la vita. In un video ho visto alcuni bambini vestiti da Batman fuggire dal cinema, e questa immagine mi ha devastato. Ci sono alcuni tweet che fanno letteralmente venire i brividi. Queste solo le parole di una delle vittime, che poco tempo prima era scampata a un’altra sparatoria:

I was shown how fragile life was on Saturday. I saw the terror on bystanders’ faces. I saw the victims of a senseless crime. I saw lives change. I was reminded that we don’t know when or where our time on Earth will end. When or where we will breathe our last breath. For one man, it was in the middle of a busy food court on a Saturday evening. *

A seguito del tragico evento, ho avuto modo su Twitter di seguire alcune discussioni molto complesse e delicate sul possesso e sull’uso delle armi negli Stati Uniti. Queste conversazioni avvenivano, e sono tutt’ora in corso, tra cittadini americani che seguo (blogger, imprenditori, sviluppatori). Seguire queste conversazioni per me è stata una importante opportunità per capire qual’è il rapporto degli americani con le armi e qual’è la loro prospettiva sull’argomento. Ho deciso in alcuni casi di intervenire e, scrivendo in inglese, ho ottenuto alcune riposte molto interessanti.

Dopo è successa una cosa: alcune di queste persone hanno deciso di seguirmi su Twitter, ma non è la prima volta che arrivano dei follower stranieri. Mi sono trovato quindi a riflettere nuovamente su una decisione che ho sempre rimandato, ovvero se scrivere o meno in inglese. Ho chiesto agli amici su Twitter che, quasi all’unanimità, mi hanno risposto che potrei twittare in inglese e raggiungere in questo modo un pubblico più vasto, e scambiare idee e opinioni con persone sparse in tutto il mondo. Alcuni suggeriscono in realtà di scrivere in entrambe le lingue, ma non so se si potrebbe considerare una vera soluzione. Comunque in un certo senso l’esperimento su Twitter ha già avuto inizio, e voglio vedere cosa succede a cinguettare per un po’ in un’altra lingua.

Mi sto anche ponendo un altro problema. Avrebbe senso convertire anche Feelmaking in inglese? Anche se è molto piccolo, il pubblico di questo blog si è consolidato nel tempo, e il fatto di scrivere in una lingua diversa dall’italiano potrebbe portare i miei (pochissimi) lettori a sentirsi traditi. Manterrò quindi questo blog in italiano, almeno per ora. Anche perché riflessioni elaborate e sincere queste queste non credo che saprei produrle in un’altra lingua.

Sapevo che un giorno sarei tornato a chiedermi cosa succederebbe se il web parlasse una sola lingua, ma non pensavo che scegliere in che lingua scrivere sarebbe stato così difficile. Non voglio creare una inutile barriera tra me e la comunità alla quale sono sempre più legato, e allo stesso tempo non voglio impedire a me stesso di entrare a far parte di una comunità allargata, molto più vasta, che potrebbe permettermi di crescere molto.

Scritto da il 22/7/2012 in Pensieri.