Media Mutations: dal Barocco a Twitter
Gran parte del 22 e 23 maggio l’ho passata al convegno Media Mutations a Bologna, a cura di Claudio Bisoni e Veronica Innocenti, ideato da Guglielmo Pescatore. Nonostante i miei studi al DAMS mi avessero già dato la possibilità di cominciare a conoscere e comprendere i nuovi media e il modo in cui la creazione e il consumo di questi si stia evolvendo, le brillanti parole dei relatori mi sono state utilissime per avere una panoramica di questi fenomeni e addentrarmi ulteriormente in alcuni di essi. Una caratteristica del convegno è stata quella di essere per così dire augmented, supportato efficacemente dai social media (ma il contrario sarebbe stato un controsenso). Twitter mi ha permesso, infatti, di entrare in contatto con i relatori (nonché di interagire con alcuni di essi quasi in tempo reale) e di ampliare la mia rete.
Mi piacerebbe riportare qui le decine di argomenti che durante il convegno hanno messo in moto molti ingranaggi nel mio cervello, ma non sarei all’altezza del compito e soprattutto la mia memoria funziona più o meno come Windows Vista. Dalla scienza dei sistemi complessi a Twitter, dalla serie televisiva come ecosistema ad iOS e Android, dal Barocco come prima forma di narrazione immersiva ai social media, gli argomenti affrontati sono stati tutti estremamente stimolanti.
Si è parlato di Twitter come sistema complesso e instabile: ad esempio le numerose relazioni che si creano tra gli utenti del social network durante certi eventi (che producono le cosiddette hashtag conversations, pensate a #sanremo) svaniscono in gran parte entro sei mesi. È stata spesa qualche parola anche su Facebook, Google e altri villain del web, che tracciano gli utenti senza pietà; ma io non condanno questo comportamento perché senza il suddetto tracciamento, che è in sostanza la base del business model di questi giganti, le ricerche su Google e le ore buttate su Facebook non sarebbero gratuite, non sarebbero proprio possibili. Ragioniamo sui modi, ma non facciamo i catastrofici.
Già che ci sono, segnalo che su Mac Blog si parla della fallacia di Facebook. «Facebook, con i suoi 900 milioni di utenti, è valutato attorno ai 100 miliardi di dollari, e la maggior parte del suo business ruota attorno alla pubblicità tradizionale.» Ci si chiede quindi quale può essere il sistema per fare soldi e non perdere gli utenti. Sappiamo tutti infatti che se Facebook proponesse di non tracciare più in nessun modo gli utenti e di eliminare tutte le pubblicità in cambio di 1€ all’anno da ogni utente, ci sarebbero proteste peggiori di quelle per rovesciare le dittature. Penso che certe cose potrebbero essere a pagamento: forse i client nativi (le web apps resterebbero gratuite), oppure la gestione di pagine con un certo numero di utenti. Insomma dico che forse ‘il modo giusto’ è nel mezzo. Forse.
Ci sarebbero tante altre cose da dire, e per questo vi invito a tenere d’occhio l’iniziativa. Ecco infine qualche tweet scambiato durante il convegno.