Vuoi vedere il mio film in 2D, 3D o IMAX 3D? A 24p o 48p? Con o senza zucchero?
Prima di tutto, per chi non avesse letto il mio precedente post sull’argomento, la prima proiezione di 10 minuti dell’ultima fatica di Peter Jackson Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato ha lasciato un po’ perplessi. I 48 fotogrammi al secondo non convincono, per vari motivi. Ma Peter Jackson è fiducioso:
Ci vuole un po’ per abituarsi. Dieci minuti sono pochi, probabilmente ci vuole un po’ di più. Una cosa che penso che abbia influito è il fatto che è diverso guardare un po’ di scene montate rapidamente una dietro l’altra e un’intero film.
Ho scoperto poi che le riprese di quella discussa proiezione – che secondo Jim Vejvoda «sembrano televisive e fanno pensare al video in alta definizione» – erano prive di color grading e persino gli effetti visivi non erano definitivi. Ora, se seguite questo blog sapete che impatto può avere la color sulle riprese. Ho motivo quindi di pensare che quelle prime reazioni a Lo Hobbit fossero in effetti affrettate.
Il fatto è che, come spiegato su BadTaste, «il film uscirà in sei formati diversi: 2D, 3D e IMAX 3D, tutti in versione 24 fps e 48fps». Sei formati diversi. Attenzione: non si tratta di differenze di cui lo spettatore comune non si accorgerà. Si tratta di differenze sostanziali dell’esperienza di visione. Per esempio, come suggerisce Christopher Nolan, «l’immagine stereoscopica dà a ogni spettatore una prospettiva individuale». Allora lo spettatore comune in base a quali criteri dovrebbe scegliere con quale modalità fruire del film? Si potrebbe dire che il criterio dovrebbe essere: vado a vedere il film dove si vede meglio. Ma evidentemente non è chiaro quale modalità sia la migliore, e persino gli autori si schierano su fronti diversi. Allora mi chiedo come possono queste persone (Jackson, Nolan ma anche Spielberg o Cameron) sperare di riuscire nell’impresa di far tornare le persone nelle sale cinematografiche se le opzioni si moltiplicano in questo modo e il prezzo del biglietto sale ogni volta che cambia qualcosa (e le cose cambiano sempre più spesso).
Pensate a quest’analogia: un vostro amico fotografo apre il suo portatile (un MacBook Air ovviamente) e si rivolge a voi e vi chiede di guardare il suo ultimo scatto, di cui è molto orgoglioso. «Ok, mostramelo» rispondereste. «Un momento», dice, «puoi vederlo in 2D o in 3D, e devi scegliere se vederlo a una risoluzione normale o una super pazzesca da sballo, e se decidi di guardarlo in un certo modo dovrai pagare un supplemento. Ah, a colori o in bianco e nero?» Credo che rispondereste al vostro amico fotografo una cosa come «non ne ho idea». O «quello che costa meno». Oppure che ha qualche rotella fuori posto.
Vorrei aggiungere, per concludere, che l’unica vera innovazione che vedo qui è che l’industria cinematografica sta riuscendo a portare il digital divide dove non l’avremmo mai immaginato. Se ad un certo punto ci dicessero che l’IMAX è il futuro, che se guardi un film girato per le sale IMAX in una sala normale, stai guardando un surrogato (e qualche regista ha suggerito proprio questo), come dovrebbe reagire chi vive in una città che non ha il privilegio di ospitare una sala del genere? Come dovrebbero reagire, cioè, quasi tutti?