Lasagne al ragù
Crescere in una famiglia in cui c’è una cultura alimentare di altissima qualità è un grande beneficio e sarò sempre infinitamente grato per questo. La buona cucina, però, non ha fatto semplicemente di me una persona sana, robusta e con una certa sensibilità per il buon cibo, ma mi ha anche dato un grande esempio di come vanno affrontate le cose che facciamo ogni giorno, dalle più piccole alle più grandi. Poi avere uno zio pastaio mi ha anche dato una prospettiva del lavoro che sta dietro al cibo.
Come sapete, guardare una persona che sa cucinare bene, mentre cucina, è come guardare un artista che lavora alla sua opera, o forse ancora di più è come guardare un grande artigiano a lavoro. Quello che mi ha sempre affascinato della cucina infatti è la mescolanza perfetta di concentrazione/precisione e amore/creatività. Altra cosa fondamentale, che è poi ciò che ha scaturito questa mia riflessione, è che mentre si cucina non si fa altro. Può scappare un’occhiata fugace al televisore, una chiacchierata al volo con il cordless, cose così, ma per il resto una persona che cucina bene lo fa con amore, dedicando quasi il 100% di se sé stessa a quella singola attività. Abituato come sono a fare mille cose insieme, mi sono reso conto di come abbia avuto questo esempio in casa tutta la vita, senza mai pensarci davvero. Ho capito che quando monto un video, leggo un post molto lungo, scrivo io stesso un post, devo tenere a mente che quello che sto facendo, qualunque cosa sia, merita il 100% di Fabrizio Rinaldi.
Non ho usato fino ad ora l’abusatissima parola multitasking perché non voglio demonizzare ciò che non può non esistere ed è naturale. Ma fare una cosa, e farla bene, significa vivere nell’Adesso più intensamente e pienamente. Si dice che ha più successo nella vita colui che divide le sue giornate in blocchi autonomi, senza mischiare troppo le cose. Se sto studiando, sto studiando. Se sto scrivendo questo post, sto scrivendo questo post. Il problema è quando le cose si accavallano e si perde il filo, o meglio i fili si annodano. Esistono software al limite del ridicolo che pretendono di aiutarci a risolvere questo ‘problema’. C’è un app, ad esempio, che se mettiamo in pausa la musica, dopo 5 minuti ci ricorda che in effetti stavamo ascoltando la musica. Cosa faranno i software tra 10 anni? Ci ricorderanno che in effetti stavamo respirando?
Stiamo perdendo la capacità di amare quello che facciamo perché facciamo troppe cose insieme e vogliamo amarle tutte. Se oggi farai qualunque cosa a cui tieni un minimo, quando ti metterai a lavoro immagina di cucinare una pasto qualsiasi (consiglierei un piatto di lasagne per cominciare). Più dividerai la tua attenzione lasciandola vagare altrove, più rischierai di mettere troppo sale, esagerare col sugo, farle bruciare e via dicendo.
Al contrario, ci sono quelle situazioni in cui vorremmo e dovremmo lasciar navigare la nostra mente dove capita, per esempio cercando l’Ispirazione, e non ci riusciamo perché nelle nostre giornate siamo così bombardati di informazioni che non basterebbe nemmeno il più potente lavaggio del cervello a far riposare il pensiero. Ecco, ancora una volta, che forse potrebbe aiutarci dedicare ad ogni cosa l’attenzione e l’amore che merita, in modo da non lasciare che nei buchi della giornata si accumulino le cose che abbiamo tralasciato o dimenticato. Qualcuno ha suggerito che segnando la sera, prima di andare a dormire, le cose da fare il giorno dopo, si concede alla mente di non pensarci e svuotarsi, e così si dorme meglio; in effetti è una tecnica che funziona benissimo e ci dice qualcosa sul funzionamento della nostra mente.
Non lasciamo che le cose che facciamo si frammentino e disperdano continuamente. Se decidiamo di fare una cosa, questa cosa deve meritare la nostra completa attenzione e anche, talvolta, il nostro amore.