La TV del futuro
Se vi interessa la televisione – e vi piace anche di tanto in tanto pensare alla televisione oltre che guardarla – dovete leggere Mosche Cieche inseguono la TV del futuro di Sonny. Lettura un po’ complessa e ricchissima di spunti di riflessione, contiene anche delle statistiche molto interessanti. L’ultima frase del saggio è ciò su cui mi voglio soffermare un momento:
L’unica cosa certa è che la TV è un medium sull’orlo del collasso.
Per me non è esattamente la tv come medium a collassare, bensì la tv come tecnologia di delivery. Sto usando quindi la distinzione di Jenkins che scrisse «delivery systems are simply and only technologies; media are also cultural systems». Infatti la tv come “sistema culturale” la guardiamo più o meno tutti, è la scatola nera in salotto che sta prendendo polvere.
Io sono l’esempio tipico di questo fatto. Nella casa dove studio a Bologna c’è un televisore che non accendo da mesi (e quando lo accendevo era per fruire di contenuti specifici). Passo molto tempo invece a scaricare e guardare serie tv, alcune delle quali pochissimo dopo la messa in onda in America. E con questo in realtà sto dicendo che sono d’accordo con praticamente tutto quello che viene detto nell’approfondimento di Sonny, ma come ho sempre fatto invito a distinguere i media dalle tecnologie di delivery. Io stesso cado nell’errore di cui sopra quando dico che non guardo mai la televisione, mentre in realtà io guardo sempre la televisione (ok, la frase è un po’ contorta ma spero che ci siamo capiti).
La televisione come medium al massimo si sta espandendo (conquistando anche gli schermi più piccoli) e forse bisogna solo dare ai network il tempo di svecchiarsi e capire come rendere remunerativa questa espansione senza sosta, che altrimenti può spaventare (loro, e forse un po’ anche noi).