Guardare fuori dal finestrino
Stephen Hackett segnala un’intervista allo scrittore Robin Sloan in cui quest’ultimo scrive che l’iPhone è diventato per lui una compulsione tossica. Spiega quindi che tale dispositivo «ha completato la sua invasione nello spazio interstiziale – ovvero tutti quei minuti che passo sul treno e che prima costituivano un terreno fertile per i sogni ad occhi aperti e l’immaginazione.» Racconta allora di aver annullato il suo contratto telefonico per passare ad un dispositivo low-cost della Nokia. È così che nei mesi seguenti «la liberazione dello spazio interstiziale» l’autore ha ripreso a sognare ad occhi aperti e appuntarsi idee per le sue storie.
È vero, dispositivi come l’iPhone si sono impossessati prepotentemente di quelli che prima chiamavamo momenti morti, impedendoci a tutti i costi di annoiarci (cosa che invece è importante e naturale); è anche vero che in quei momenti adesso possiamo fare cose che prima avrebbero richiesto più fatica o non sarebbero state possibili. Non farò un elenco ma ne cito almeno una: scrivere e pubblicare.
Mesi fa, durante un viaggio in treno, scrissi e pubblicai L’errore più grande della mia vita. Se non avessi avuto Mac e iPhone con me non sarei riuscito a sfruttare quell’ispirazione, anche e soprattutto perché parte del merito va alle conversazioni che ebbi, sempre durante il viaggio in treno, con i miei follower su Twitter (il tweet da cui tutto ebbe inizio è questo).
Di esempi ne potrei fare altri ma avete capito cosa intendo dire. Certo, se ogni volta che non stiamo facendo nulla estraiamo l’iPhone dalla tasca e lanciamo Angry Birds (o dovremmo dire Letterpress?) stiamo perdendo l’opportunità di lasciar correre l’immaginazione e cose così, siamo tutti d’accordo su questo. Ma allora dovremmo fare lo stesso discorso per i social network in generale, persino per la lettura e la musica in qualche modo.
È facile affermare che la colpa è dell’iPhone perché è difficile ammettere che la colpa è nostra. Colpa di chi non sa non fare niente senza disperarsi. Ma non è forse questo il dramma dell’uomo?
Diceva Blaise Pascal:
Tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera.
Liberandosi dell’iPhone, Robin Sloan ha risolto il problema, e sono contento per lui. Ritengo però che tale problema sia dentro di noi – non nei chip di uno smartphone – e che risolvere la cosa in questo modo sia come risolvere un problema grave e universale come il fumo nascondendo le sigarette. Se usiamo impropriamente un dispositivo (o qualunque altra cosa) possiamo scegliere la ‘scorciatoia’ e liberarcene, privandoci in questo modo anche degli eventuali benefici. Io dico che bisogna provare a percorrere la strada più tortuosa, rimettere l’iPhone in tasca e guardare fuori dal finestrino.