Per favore, distraiti
Tempo fa si è cominciato a parlare di un problema che affligge la classica pubblicità mandata in onda in televisione: a causa del moltiplicarsi degli schermi secondari nelle mani degli spettatori, è molto facile che questi si distraggano dalle pubblicità nel momento stesso in cui queste vanno in onda. Se hai tra le mani un dispositivo come iPhone, è molto difficile che ti contentri sugli spot che passano in televisione durante il giorno. Preferirai sicuramente scorrere la timeline di Twitter, dare un’occhiata all’app di Facebook (ma il caricamento probabilmente impiegherà tutta la durata degli spot) o leggere qualche Feed RSS. Un problema collaterale, ma che interessa relativamente a chi produce contenuti, è come e quanto questi dispositivi handheld facciano distrarre gli spettatori dalla visione dai contenuti veri e propri.
Ora una piccola digressione: oltre ad essere un Twitter-addicted, io sono un fan accanito di diverse serie tv. Di conseguenza seguo su Twitter gli account ufficiali non solo di alcuni network, come AMC o HBO, ma anche degli show veri e propri, come rispettivamente Breaking Bad e Dexter. Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un tweet che invitava i follower ad avere una 2-screen experience per la serie televisiva Breaking Bad. Questo è il sito ufficiale che permette di accedere a questo tipo di esperienza.
Mi sono accorto allora, finalmente, di come i network abbiano deciso di affrontare il problema. Qui non si tratta solo di estendere l’esperienza di visione e aumentarne il potenziale. Quello che sta succedendo è che questi network stanno cercando di prendere il controllo degli altri schermi, quelli nelle nostre mani, quelli che fino ad oggi rischiavano di danneggiarli rendendo le pubblicità meno efficaci. Se quindi c’è chi, come me, preferisce concentrarsi totalmente sullo show che va in onda (ma credo di far parte di una minoranza) per tutti gli altri c’è la 2-screen experience.
Per chi venera la qualità dei contenuti audiovisivi di questo livello (io per questo motivo non guardo film e serie in streaming) il suggerimento di accendere altri display parallelamente alla visione di uno show significa una cosa sola: distrarsi. E anche inutilmente, perché il tipo di esperienza che viene proposta è fatta di quiz, giochini, e altre cose futili che, a mio avviso, in nessun modo contribuiscono a rendere la narrazione più interessante o coinvolgente. Accendere questi schermi secondari (che non sono tanto secondari ormai) significa rischiare di perdersi un’espressione decisiva di un attore, non cogliere una battuta che suggerisce sottovoce un certo significato, non guardare un’inquadratura che ha richiesto un grande lavoro.
Non voglio certo mettermi qui a fare ragionamenti retrogradi e anacronistici e criticare l’inevitabile e anzi fondamentale progresso della narrazione che, oggi, si estende e richiede una partecipazione più attiva e coinvolta. Voglio solo far notare che invece di chiedere alle persone di apprezzare la qualità e bellezza dei contenuti, invece di chiedere loro di lasciarsi trasportare da quello che gente come Vince Gilligan o Matthew Weiner ha creato con tanta fatica e sudore, stiamo chiedendo loro di distrarsi, di guardare altrove. Io dico che non è giusto. Immagino che chi ha creato questi prodotti – che in alcuni casi sono vere opere d’arte – non voglia che gli spettatori abbiano occhi (e dita) puntati sui loro smartphone. Credo che gli autori vogliano che apprezziamo la regia e la fotografia, che leggiamo tra le righe delle sceneggiature, che ascoltiamo attentamente le colonne sonore, che ci perdiamo nelle straordinarie interpretazioni degli attori. I quiz, i sondaggi, i commenti, le recensioni, le reazioni… Possono aspettare.