Se il web parlasse una sola lingua
Federico Travaini si è messo a scrivere in inglese, come fece Federico Viticci a suo tempo, ma anche come fanno il blogger Gianfranco Lanzio e tanti altri. Dice che così può parlare a tutto il web, e come dargli torto.
If I write, or speak, in Italian, what I’m trying to communicate is totally unavailable for the rest of the world.
Forse se tutto il web parlasse una sola lingua la vita sarebbe più bella, ma siamo sicuri che rivolgersi a tutto il mondo sia la cosa migliore? Come faccio sempre, provo a sostituire la parola migliore con la parola diverso, ed ecco che le cose si fanno più interessanti. Scrivere in italiano infatti, a mio avviso, non significa semplicemente parlare a meno persone, ma piuttosto parlare in un certo modo a certe persone. Scrivere in inglese potrebbe significare allargare il proprio pubblico, sì, ma anche dire cose diverse. Ogni lingua contiene un’intera cultura, delle tradizioni, certi significati, e persino certe emozioni. Se tutto il web parlasse una sola lingua, chi lo sa, magari sarebbe meno interessante. In ogni caso la decisione di Federico è in un certo senso coraggiosa e spero che abbia successo.
Inoltre vorrei fermarmi un attimo sulla frase «what I’m trying to communicate is totally unavailable for the rest of the world». A mio avviso non bisogna commettere l’errore di pensare che parlare in una lingua piuttosto che in un’altra sia semplicemente un modo per cambiare pubblico, per parlare a persone diverse dicendo le stesse cose. Sapete che succede se faccio diventare una foto a colori in bianco e nero? Apparentemente niente, ma in realtà cambia quello che la foto comunica all’osservatore. Ma la foto è la stessa. Più o meno. Quello che sto cercando di dire è che la decisione di cambiare lingua non dev’essere un fatto tecnico, bensì una scelta meditata che comporterà una trasformazione profonda non solo nella forma, ma anche e soprattutto nei contenuti.