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Perché non guardo film e serie tv in streaming

Un tweet di @diegopetrucci mi ha fatto riflettere:

Non ho mai capito quelli che guardano le serie su MegaVideo.
Che c’è di più bello di scaricarsi la puntata sul disco e guardarla con calma?

In effetti io mi procuro film e serie tv come minimo a 720p perché ritengo mediamente ‘vomitevole’ la qualità dello streaming di Megavideo e simili. Al contrario, alla maggior parte delle persone che conosco non importa della risoluzione ridicola, della qualità dell’audio quasi da telefonata o delle mitiche interruzioni per il buffering: basta che si veda. Ho visto persino alcuni amici vedere le serie TV nemmeno a schermo intero, con la pagina bianca, intorno al video, piena di scritte e banner pubblicitari dai contenuti a dir poco discutibili.

Allora mi faccio una domanda: perché con la musica non succede lo stesso? Ho diversi amici in cerca di Sennheiser all’ultimo grido, altri che se interrompi una canzone entrano nel panico più totale e in generale tutti ritengono che la musica vada ascoltata come si deve. Sono perfettamente d’accordo, ovviamente! Odio interrompere una canzone, odio ascoltarla a volume basso, ho un paio di Sennheiser di tutto rispetto e, se posso, scarico il FLAC al posto dell’mp3. E, soprattutto, questo comportamento è normale. Sarebbe inaccettabile pretendere che qualcuno ascolti una canzone mentre, dagli stessi speaker o dalla stesse cuffie, si sentono le informazioni sul traffico o altre informazioni non attinenti, mentre non è inaccettabile, purtroppo, guardare una puntata di una serie tv nella finestra di un browser piena di autentica spazzatura. Allo stesso modo, sarebbe inaccettabile leggere un libro mentre si partecipa ad una conversazione o si legge anche una rivista o un blog.

Mi chiedo, quindi, perché le ore, i giorni, i mesi e gli anni di lavoro di scrittori per il cinema e la televisione, registi, produttori, attori, compositori, direttori della fotografia debbano essere buttati al vento e mortificati dalla triste finestra di un browser che rende vani i tentativi del cast tecnico e artistico di creare un’esperienza di immersione nella narrazione [1]. L’esperienza di visione della maggior parte delle persone che conosco è semplicemente ridicola o almeno in parte compromessa, niente di più lontano da quello che i creatori di un prodotto cinematografico o televisivo hanno cercato, invano, di creare.

Il cinema garantisce un’esperienza di un certo tipo a seguito di un processo – in una certa misura controllato – di istituzionalizzazione, mentre – ahimè – l’esperienza di visione individuale non è istituzionalizzabile ne prevede norme di comportamento di qualche tipo (e comunque ognuno vede quello che vuole, come vuole, no?) ma, se dipendesse da me, vieterei la visione di film e serie tv in certe condizioni e non solo per i motivi di cui sopra e perché sono intransigente e ossessivo, ma anche perché so che lavoro c’è dietro questi prodotti. A mio avviso il contenuto deve essere rispettato, e la fruizione deve avvenire in modo almeno simile a quanto previsto dai creatori di tale contenuto.


  1. Ovviamente il discorso che faccio è generale e ci sono contenuti che non prevedono affatto l’immersione totale nel mondo diegetico e per i quali queste mie riflessioni sono fuori luogo. ↩