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La velocità non è tutto
Mi è capitato di leggere un’interessante intervista di Steven Awalt a Steven Spielberg a proposito del rapporto di quest’ultimo con il cinema digitale – con particolare riferimento al film War Horse (tratto dall’omonimo romanzo di Michael Morpurgo) in uscita nelle sale a gennaio. Vi invito a leggere l’intervista, che si trova su Facebook. Come già sapevamo, Spielberg ha un debole per il montaggio lineare, su pellicola. Io sono un nativo digitale, quindi il fatto che il regista preferisca l’analogico al digitale potrebbe non andarmi particolarmente a genio, ma dell’intervista mi ha colpito un elemento in particolare: il motivo per il quale Spielberg preferisce l’analogico al digitale e… Il digitale all’analogico: la velocità. I sistemi non lineari (NLE) permettono una velocità di montaggio estrema che, a detta del regista, non lascia il tempo di riflettere sui tagli e farsi venire le idee migliori. Ecco un’estratto dell’intervista.
“Mi ci sono abituato, ma non è il mio medium preferito per mettere insieme un film. È troppo veloce per me. [...] La cosa che non mi piace [del montaggio non lineare] è anche quella che mi piace: è veloce. [...] Noi effettuiamo i tagli [su pellicola] velocemente, ma ci vuole un po’ per tagliare e attaccare, e questo mi permette di fare due passi e riflettere. Tutta la nuova tecnologia è come se mi facesse pensare più velocemente. [...] Preferisco il tempo in cui Mike [Michael Kahn] sta montando le scene e le inquadrature sulle quali ci siamo già accordati, ed io posso fare due passi per lo studio. Dopo 45 minuti [Kahn] mi chiama e dice: “Torna pure, sono pronto per farti vedere qualcosa”. [...] È molto zen, ed ha funzionato bene per tutta la mia carriera. Ora non funziona più così: per War Horse non c’era tempo per le mie camminate, perché i cambiamenti venivano fatti molto velocemente.”
Queste parole mi hanno fatto riflettere. I mezzi che abbiamo oggi a disposizione per creare ‘cose’ – dall’articolo per il blog al video per il canale YouTube – sono estremamente potenti e veloci. Inoltre sono sempre più ‘intelligenti’, ed il lavoro manuale talvolta è compromesso: plug-in, add-on, script e cose simili ci semplificano fin troppo la vita. Nemmeno il rendering, ormai, ci obbliga a fare qualche pausa: pensate al Background Rendering di Final Cut Pro X. Ma io non sono nemico della tecnologia – anzi, tutt’altro – quindi dico solo che forse dovremmo imporci di interrompere il lavoro, di tanto in tanto, per fare due passi e riflettere. Proprio come ha fatto Spielberg per tutta la sua carriera.